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28 giugno 2010

Jean-Jacques Rousseau nasceva il 28 giugno

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Il 28 giugno 1712 nasce a Ginevra il filosofo svizzero di lingua francese Jean-Jacques Rousseau, uno dei più celebri e influenti pensatori dell’Illuminismo francese. Cresciuto con uno zio materno alla morte dei genitori, conduce una vita disordinata ed errabonda, praticando diversi mestieri: precettore a Lione (1740), copista di musica a Parigi (1741), segretario a Venezia (1743) del signore di Montaigu, ambasciatore del re di Francia. Ritornato a Parigi (1744) dopo un litigio con il diplomatico, Rousseau fece rappresentare con successo in una casa privata la sua opera lirica Le muse galanti (1745), divenne segretario di una dama del gran mondo e fu da questa presentato a Madame d’Epinay (1749). La protezione di quest’ultima gli schiuse le porte dei salotti alla moda, mentre l’amicizia di Diderot, su invito del quale scrisse alcune voci di argomento musicale per l’Enciclopedia, stimolò il suo pensiero alla meditazione filosofica. Nei due Discorsi del 1750 e del 1754 Rousseau svolge una critica morale della società contemporanea, giudicata falsa e corrotta, avida, ambiziosa, tesa alla sopraffazione. Rousseau sostiene che tali mali non sono connaturati all’uomo, bensì connessi alla disuguaglianza economica. Alla società coeva egli opponeva uno stato di natura in cui gli uomini vivevano “liberi, sani, buoni e felici”. In tal modo, Rousseau si contrappose agli altri illuministi, in quanto all’ottimismo scientifico e filosofico di questi sostituiva una visione morale fondata sui valori dell’interiorità e sulla considerazione dello stato presente come condizione di decadenza e di corruzione rispetto a uno stato originario. Con “Il contratto sociale” (1762), R! ousseau delineò un modello di convivenza politica in cui l’individuo, pur obbedendo alla legge, non cessava però di essere libero, poiché la legge, anziché essere espressione dell’arbitrio di un sovrano assoluto, esprime la volontà generale, quindi, obbedendo a essa, l’individuo obbedisce a se stesso, poiché l’io di ciascuno si identifica con l’io di tutti.

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